L'enigma della stele di Novara in alfabeto etrusco celtico


La cìttà di Novara famosa per la cupola antonelliana di San Gaudenzio, che a me ricorda per ovvi motivi la mia città di Torino, è ricca di tanti monumenti significativi che fanno ben intuire anche qui la stratificazione storica, a partire dal complesso del Broletto fino al Teatro Coccia in stile neoclassico passando per il Castello con le sue fortificazioni.

Questa volta ad interessarmi in modo particolare è stato il chiostro della canonica del Duomo. Entrando nella pace del portico si possono ammirare i diversi reperti archeologici tra sarcofagi e basso rilievi e in maniera quasi anonima trova posto anche la copia della stele in alfabeto etrusco-celtico ritrovata presso la provincia di Novara, a San Bernardino di Briona.



Il museo lapidario della canonica nasce nel 1813 grazie all'erudito Carlo Francesco Frasconi, cappellano della cattedrale. Vi sono esposti materiali databili dal III secolo a.C. al V secolo d.C. quali iscrizioni, are e cippi romani, una testa celtica e appunto la stele di San Bernardino.

San Bernardino di Briona, è stato un punto di riferimento, fra i più importanti in tutto il nord-italia, per la civiltà celtica. 

Nel 1864 vi si rinvenne una stele datata al I secolo a.C. con iscrizione in alfabeto nord-etrusco e in lingua celtica, la più lunga delle tre che sono rimaste in Italia a ricordare la lingua dell'antica popolazione gallica dei Vertacomori.

 Si tratta di una lastra granitica composta da una incisione verticale, quattro ruote ad otto raggi e dieci iscrizioni regolarmente poste in orizzontale con lettura da sinistra verso destra. 

La stele è oggi molto usurata e di difficile lettura ed è sta variamente interpretata come lapide votiva, sepolcrale o commemorativa.

Vi sono stati individuati i nomi di alcuni personaggi: Andokobokios, Setubokios, Esandekotios, Anarevisios, Tanotalos e Kvitos Lekatos, quest'ultimo attribuito ad un celta divenuto cittadino romano. 

Immagine tratta dal web 


Sempre nella frazione, nel 1918, durante gli scavi dedicati a un sepolcreto ad inumazione dell'età del ferro, furono rinvenuti ceramiche di tipo golasecchiano e bronzi di tipo veneto o etrusco.
Gli studi compiuti hanno evidenziato la fervente attività commerciale della tribù dei Vertacomori con gli Etruschi e con le genti del Meditteraneo.

La visita mi ha particolarmente emozionata, perchè ho avuto la fortuna di essere accompagnata da una guida preparata e molto sensibile, che mi ha trasmesso tante informazioni e tanta voglia di indagare. 

Come ''Etruska fra le Alpi'' è stato sorprendente ritrovare tra le vetrine anche una collezione di bellissimi vasi Dauni e Greci. Lascio a voi scoprire come siano giunti fin qui sotto le Alpi.




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