La tazza all'etrusca sulla tavola di Maria Antonietta sovrana di Francia


Coppa del servizio da latte della regina Maria Antonietta
Immagine fornita per gentile concessione della Direzione Regionale Musei Campania


La tazza all'etrusca sulla tavola di Maria Antonietta sovrana di Francia


Poter mettere nella stessa frase Etruschi e Maria Antonietta è qualcosa che mi sorprende ogni volta che mi soffermo a pensarci. Alle volte la cultura, l'arte o la storia si intrecciano in modi così bizzarri ed è proprio su questi che mi diletto nelle mie ricerche.
La storia che accompagna queste tazze è particolare fin dalla loro ideazione, non solo per la loro voluttuosa forma, ma anche per gli eventi che hanno condiviso.
Ma partiamo con ordine ...

Il re di Francia Luigi XVI amava praticare la caccia tra i boschi del Castello di Rambouillet, mentre questo stesso luogo non era particolarmente apprezzato dalla moglie, Maria Antonietta, che lo riteneva noioso e antiquato. 
Così, tra il 1785 e il 1787, il sovrano volle farle una sorpresa per renderle più piacevoli i soggiorni, facendole costruire all'interno dei giardini della tenuta di Rambouillet una Laiterie de la Reine, dove avrebbe potuto assaggiare i latticini come già faceva al Trianon di Versailles.
A quel tempo era infatti un vezzo dei nobili fare finta di essere contadini e tornare alla vita rurale, improvvisando mungiture e bevendo il latte appena raccolto. La regina Maria Antonietta, come sappiamo anche dalle lettere con la madre, era solita bere molto latte, ma la tradizione di un caseificio all'interno delle proprietà reali era comunque piuttosto antica, in quanto ai latticini venivano date proprietà salutari.  
Per Jacques Rousseau (1712 – 1778) rappresentante dell’Illuminismo francese “saper mangiare significa consumare un cibo semplice e rustico, accettare solo i piatti che non richiedono alcuna preparazione o tutt’al più una preparazione minima” e indicava con molta precisione gli alimenti verso cui orientarsi tra cui i latticini.
 
Per completare la sorpresa, re Luigi XVI ordinò anche un servizio di tazze alla Manufacture de Sèvres, che fu progettato e prodotto dai più rinomati artisti di Sèvres: Louis Simon Boizot (1743-1809), capo del laboratorio di scultura e il pittore Jean-Jacques Lagrenée le Jeune (1739-1821).
Il servizio doveva originariamente avere 108 pezzi, ma solo 65 furono consegnati. A causa della rivoluzione in atto e per ammortizzare i costi della produzione, la manifattura fu poi costretta a vendere i restanti a privati. 

Il Museo della ceramica Duca di Martina in Villa Floridiana di Napoli è tra i pochi musei che conserva ancora uno di questi pezzi, ed è quello che vedete nell'immagine, gentilmente concessami dalla Direzione Regionale Musei Campania.



La tazza risulta composta da una coppa a forma di seno in porcellana tenera e da un treppiede indipendente in porcellana dura decorato con teste di capre, su cui poggia il recipiente. Serviva per bere il latte, ma era anche il simbolo di fecondità e soprattutto di una vita semplice e bucolica. 
I motivi antichi detti etruschi, ma che sono più vicini alle decorazioni delle scoperte coeve di Ercolano e Pompei, vengono qui reinterpretati con i colori dai toni tenui del viola, rosa e blu, molto di moda alla fine del XVIII secolo.

La leggenda insinuava che la forma della coppa fosse stata ottenuta modellandola sul seno della regina, ma era falso e faceva parte piuttosto della fantasia e della sistematica denigrazione a cui fu sottoposta la coppia reale al tempo della Rivoluzione. Infatti mentre la sfumatura color carne è molto realistica, la curva del seno prodotta al tornio è perfettamente circolare e quindi non modellata su un seno.

In realtà la forma si ispirava in maniera molto erudita al mastos (Dal greco mastós=` mammella), recipiente di forma tronco-conica, più largo alla bocca che alla base ,era  l'antica coppa per bere vino a forma di seno usata nei banchetti greci durante i simposi e poi anche adottata dagli etruschi, ma che fu poco diffuso.

Mastos - immagine da web 

La tazza a forma di seno divenne nel tempo un pezzo iconico delle produzioni di Sèvres. Dalla sua creazione, il numero di edizioni realizzate a Sèvres e in altre manifatture attesta la sua celebrità e molti artisti si ispirano ancora oggi a questa sinuosa forma.

Oggi la struttura architettonica della latteria del Castello di Rambouillet si presenta come allora con un ingresso frontale simile ad un tempio e divisa in due stanze, tranne per alcune modifiche interne ristrutturate sotto l'epoca Napoleonica: 
- la prima, detta Sala Tonda, da cui si accede. 
L'interno è illuminato da una luce zenitale, con un soffitto a cassettoni, presenta ornamenti con foglie di quercia e ghiande e decorazioni delle quattro stagioni. I muri sono ricoperti di rivestimenti marmorei bianchi venati, con mensole sempre in marmo lungo il perimetro della sala che servivano per riporre il vasellame in porcellana di Sévres.
Originariamente al centro si trovava un bacino circolare poi sostituito con i restauri voluti da Napoleone con un pavimento in marmo policromo e una tavola rotonda stellata.
- la seconda, detta Sala di Refrigerio, colpisce per la sua costruzione di impatto e scenica. Al fondo della stanza sono accatastate rocce monumentali che danno l'idea dello sfondamento nella parete e al centro appare una graziosa statua datata 1787 della Ninfa Amalthea con la sua capra. L'effetto è ancora oggi ammaliante, ma in origine l'ambiente, pervaso dai vaporosi getti d'acqua e dalla rumorosa acqua scrosciante, doveva apparire magico.

Le stanze erano completate con mobilia in mogano fabbricata specificatamente per il luogo dal grande ebanista parigino Georges Jacobs, seguendo il disegno di d'Hubert Robert: tavole, poltrone, sedie, sgabelli in mogano detti all'epoca "del genere etrusco", che si ispiravano alle recenti scoperte di mobili di bronzo a Ercolano. 

A me piace pensare che la statua nella seconda sala non fosse Amaltea, ma una raffigurazione in chiave simbolica della divinità etrusca Uni (Era per i greci e Giunone romana) anche rappresentata con pelli di capra sulla testa e sulle spalle, divinità della fecondità e delle madri e in generale protettrice di tutti gli aspetti della vita femminile. La capra, animale dal cui latte e i derivati formaggi si cibavano i popoli. Uni che allattò Hercle (Eracle per i greci e Ercole romano) e da cui potrebbero aver tratto spunto per la tazza per il latte ...ma è solo una mia personalissima, suggestiva e fantasiosa opinione di un'EtrusKa fra le Alpi.

Link utili

Commenti

Posta un commento

Post più popolari