Un arco etrusco fra le Alpi, a Rosazza vicino Biella

 



UN ARCO ETRUSCO FRA LE ALPI,  A ROSAZZA VICINO BIELLA


Ho percorso la strada che attraversa i pendii delle Prealpi lungo la Valle del Torrente Cervo, perché sapevo che mi aspettava un singolare borgo, tra i più belli d ‘Italia, quello di Rosazza. Siamo vicini alla città di Biella in una striscia sottile di terra tra la valle del Lys e la Valsesia.

Il borgo di Rosazza colpisce per le sue eccentriche strutture, volute dal suo illustre cittadino Federico Rosazza Pistolet, Senatore del Regno dal 1892, membro della Giovine Italia mazziniana e Gran Maestro Venerabile della massoneria biellese. Spinto dal ricordo della moglie e della sua unica figlia, entrambe morte prematuramente, a partire dalla seconda metà dell’Ottocento si fece promotore di un incredibile progetto di rinnovamento urbanistico del suo paese natale con la collaborazione dell’amico Giuseppe Maffei, pittore e medium. 

Realizzò a proprie spese numerose opere pubbliche per migliorare la vita dei propri concittadini ed abbellire Rosazza e la Valle Cervo, dando lavoro per più di trent’anni a manovali e scalpellini di tutto il biellese.

L'appartenenza alla massoneria oltre agli interessi per l'alchimia, i Templari e in generale per il mondo esoterico, lo portarono ad inserire simboli che ritroviamo ancora oggi nelle opere realizzate.

Tutto ciò contribuì a rendere questo posto unico, interessante e a tratti misterioso.

Per quasi tutto il viaggio in salita, da Biella per la valle, non ho quasi mai incontrato macchine o viandanti. Poi ad un certo punto, il navigatore della mia auto mi porta fuori percorso. A mano a mano la strada si restringe sempre di più fino a rimanerne inghiottita e per disincastrarmi mi tocca rifarla tutta in retromarcia e riprendere la via corretta. Tutto questo ha reso il mio arrivo ancora più surreale. Prima di entrare in paese, dopo una curva, mi accoglie la veduta del cimitero, posto al di là del torrente raggiungibile attraversando un massiccio ponte a tre arcate e ben esposto al sole. Poco distante, sul lato opposto, trovo la chiesa con il suo porticato, che curiosamente mi pare in un’area più buia, ma forse è solo una mia impressione dovuta alla struttura stessa della chiesa, piuttosto importante per un piccolo paesino di montagna, che ha solo un centinaio di abitanti.

Ma io sono qui per un arco, un arco etrusco. 

Lascio l’auto e mi metto alla ricerca.

Non è difficile trovarlo, so che devo trovare il castello con la sua torre. Mi incammino per la salita, alla mia sinistra questa volta scorre il torrente Pragnetta. Supero la torre e la meraviglia e l’emozione mi stringono quando raggiungo l’ingresso del giardino. L’arco di accesso riproduce quello della città etrusca di Volterra. Progettato dal Maffei, originario di Graglia, ma la cui famiglia discendeva da un'antichissima casata volterrana. Mi pare un vero omaggio da parte di "un etrusco fra le Alpi" alle sue origini.

La Porta dell'Arco di Volterra risale circa al periodo fra IV e III secolo a.C. e fa parte della cinta muraria della città edificata originariamente dagli Etruschi. Si trattava del principale accesso alla città dal lato sud, opposta quindi all'altra porta etrusca di Volterra, Porta Diana. Realizzata con materiali e tecniche costruttive diverse, segno di numerosi rimaneggiamenti avvenuti nel corso dei secoli, ha una copertura ad arco in pietra decorato da tre sculture a forma di testa umana del III sec. a.C. probabilmente rappresentanti divinità protettrici.



Qui a Rosazza sull’arco campeggiano, invece, tre strane teste che rappresenterebbero tre valligiane con una stella a cinque punte inserita tra i capelli sopra la fronte, il che mi fa pensare a possibili altre interpretazioni. 

Altre statue, colonne, architravi e false rovine ad imitazione di di quelle di Paestum erano presenti all’interno del giardino intorno il laghetto, ma vennero travolte da un’alluvione del torrente Pragnetta nel 1916. Alcuni di quei pezzi recuperati furono poi posizionati nel Parco comunale poco distante. 



Ancora oggi il castello è di proprietà privata e non è aperto al pubblico, per cui purtroppo è possibile osservarlo solo dall’esterno.


La costruzione del castello, per volere di Federico Rosazza, fu avviata nel 1883 con l'innalzamento della torre guelfa e della palazzina sottostante ed ebbe termine nel 1899, anno della sua morte. L'edificio fu progettato sfruttando il tema dell'estetica della rovina: false murature sbrecciate trattate con acido nitrico, finti colonnati ed architravi. L’estetica della rovina è da sempre associata all’idea di decadimento fisico e alla meditazione sul destino del genere umano.


Una costruzione mistica dove si ha la sensazione di attraversare la soglia che separa la vita dal mondo dall’aldilà, percependone la dolorosa malinconia. Le rovine hanno esercitato da sempre un fascino irresistibile sull’uomo, portando a meditare sulla fragilità della vita e di un destino finale ineluttabile. Dai resti di un mondo grandioso ma irrimediabilmente perduto l’uomo percepisce il suo limite.

Osservandone l'insieme mi viene in mente il testo di Diderot, Rovine e paesaggi del 1767.

“L’effetto di queste composizioni, buone o cattive che siano, è di lasciarvi in uno stato di dolce melanconia. Portiamo il nostro sguardo sui frammenti di un arco di trionfo, di un portico, di una piramide, di un tempio, di un palazzo e ritorniamo comunque sempre a noi stessi. Anticipiamo il flusso del tempo, e la nostra immaginazione si disperde sulla terra e sugli edifici stessi che abitiamo. Di colpo, la solitudine e il silenzio regnano intorno a noi. Siamo soli, orfani di tutta una generazione che non c’è più” …

“Le idee che le rovine risvegliano in me sono grandiose. Tutto passa, tutto perisce. Soltanto il mondo resiste. Soltanto il tempo continua a durare. Io cammino tra due eternità. Ovunque io guardi, gli oggetti che mi circondano mi annunciano la fine e mi mettono in guardia rispetto a ciò che mi attende”

Nel borgo, oltre il Castello, il Cimitero Monumentale, la Chiesa/Tempio trovo anche il Municipio con la sua torre ghibellina, che venne costruito al posto dell'antica chiesa e le cosiddette fontane “parlanti”, perché rivolgono a colui che si disseta alcune frasi scolpite nella pietra. 


 

 

Sono venuta fino qui perché cercavo un pezzo di Etruria, ma ho trovato molto di più.

Rosazza è conosciuta per l'alone di mistero che la circonda, ma a me visitandola è parsa l'architettura di un dolore.  L'immenso dolore di un padre per la morte, a causa del vaiolo, della sua unica giovane figlia diciasettenne. La ricerca di un modo per sentirla ancora viva lo ha portato alla trasformazione di un intero borgo di montagna, che altrimenti sarebbe rimasto anonimo.

Se leggendo ti sei incuriosito e deciderai di andare a visitare questo luogo, ti lascio un ultimo avvertimento: li i cellulari non prendono, quindi non spaventarti, perché non si tratta degli spiriti, ma delle montagne che schermano il segnale…o forse no…a te scoprirlo.



Informazioni utili

Per una visita in autonomia del borgo consiglio di scaricare la guida gratuita dal sito della Pro Loco: 

https://prolocorosazza.it/index.php/turismo/monumenti/336-mini-guida-alle-opere-di-federico-rosazza

Inoltre, QR Code presenti sui monumenti danno l'opportunità di accedere a informazioni e curiosità sulle principali attrazioni del borgo, tra cui appunto l'Arco del Castello. Con la possibilità di scegliere o di seguire il percorso suggerito, che ha inizio dal pannello posto all'interno del parco pubblico, oppure di accedere ai singoli QR  Code mentre si passeggia per il paese.

Link utili

http://www.comune.rosazza.bi.it/

https://borghipiubelliditalia.it/borgo/rosazza/#1480496816106-48a7f6ef-54ab

https://www.e-borghi.com/it/borgo/Biella/370/rosazza


An Etruscan arch in the Alps
I traveled the road that crosses the slopes of the Pre-Alps along the Cervo Valley, because I knew that a unique hamlet was awaiting me, one of the most beautiful in Italy: Rosazza.
We are close to the city of Biella in a thin strip of land between the Lys Valley and Valsesia.
The village of Rosazza is striking for its eccentric structures, commissioned by his illustrious citizen Federico Rosazza Pistolet, Senator of the Kingdom since 1892, member of Mazzini's “Giovane Italia” and Venerable Grand Master of Biella’s Freemasonry. Driven by the memory of his wife and his only daughter, both prematurely died, starting from the second half of the nineteenth century he promoted an incredible urban renewal project in his native town with the collaboration of his friend Giuseppe Maffei, painter and medium.
At his own expense, he created numerous public works to improve the lives of his fellow citizens and beautify Rosazza and Cervo Valley, employing unskilled workers and stonemasons from all over the Biella area for more than thirty years.
His belonging to Freemasonry as well as his interest in alchemy, Templars and in general for the esoteric world,  led him to insert symbols that we still find today in the works created.
All this contributed to making this place unique, interesting and sometimes mysterious.
For almost the entire uphill journey from Biella to the valley I hardly ever met any cars or wayfarers. At one point the car navigator took me off the route. The road gradually narrowed until it swallowed me up. To free myself I have to do it all over again in reverse and take the correct route. 
All of this made my arrival even more surreal. Before entering the village, after a curve, I am greeted by the view of the cemetery. Located across the torrent, it can be reached by crossing a massive bridge with three arches and well exposed to the sun. Not far away, but on the opposite side, I find the church with its portico. Curiously it seems to me to be in a darker area, but perhaps it is just my impression due to the structure of the church itself, rather important for a small mountain village, with only a hundred inhabitants.
But I'm here for an arch, an Etruscan arch! 
I leave the car and start looking around.
I know I have to look for the castle with its tower. It's not hard to find. I walk uphill, this time the Pragnetta torrent flows on my left. I pass the tower and wonder and emotion embrace me when I reach the entrance to the garden. 
The access arch reproduces that of the Etruscan city of Volterra! 
Designed by Rosazza with Maffei, who was originally from Graglia, but whose family descended from an ancient Volterra family, it seems to me an homage of an old “Etruscan in the Alps” to its origins.
The Volterra arch dates back to the period between the 4th and 3rd centuries BC. and is part of the city walls originally built by the Etruscans. It was the main access to the city from the south side, opposite the other Etruscan gate of Volterra, Porta Diana. Made with different materials and construction techniques, a sign of numerous alterations that took place over the centuries, it has a stone arched roof decorated with three sculptures in the shape of a human head from the 3rd century. B.C. probably representing patron deities.
Here in Rosazza on the arch stand out three strange heads, which would represent three valley girls, with a five-pointed star inserted in their hair above their forehead, which makes me think of other possible interpretations.
Other statues, columns, lintels and false ruins in imitation of those of Paestum were present in the garden around the lake, but were overwhelmed by a flood of the Pragnetta stream in 1916. Some pieces were later placed in the nearby municipal park .
Even today the castle is privately owned and is not open to the public, so unfortunately it is only possible to observe it from the outside.
The construction of the castle, at the behest of Federico Rosazza, was started in 1883 with the raising of the Guelph tower and the building below and ended in 1899, the year of his death. The building was designed taking advantage of the theme of the aesthetics of the ruin: fake chipped masonry treated with nitric acid, fake columns and architraves. The aesthetics of ruin has always been associated with the idea of physical decay and with meditation on the destiny of mankind.
A mystical construction where one has the sensation of crossing the threshold that separates life from the world beyond and perceiving its painful melancholy. Ruins have always exerted an irresistible fascination on man, leading us to meditate on the fragility of life and the ineluctable final destiny. From the remains of a grandiose but irretrievably lost world, man perceives his limits.
Observing them as a whole, Diderot's text Ruins and landscapes of 1767 comes to mind.
“The effect of these compositions, be they good or bad, is to leave you in sweet melancholy. We fix our gaze on the remains of a triumphal arch, a portico, a pyramid, a temple, a palace and we plunge into meditation. We anticipate the ravages of time, and our imagination sctters over the earth and on the very buildings in wich we live. all at once, solitude and silence reign around us. We alone remain, of an entire nation that no longer exists” …
“The ideas that ruins awaken in me are great ones. Everything turns to nothingness, everything perishes, everything passes. Only the world remains. Only time endures. How old this world is. I walk between two eternities. Wherever I cast my glance, the objects that surround me announce an end and make me resign myself to what awaits me”
In the village, in addition to the Castle, the Monumental Cemetery, the Church/Temple, I also find the Town Hall with its Ghibelline tower, which was built in place of the ancient church and the so-called "talking" fountains, because they address those who quench their thirst phrases carved in stone.
I came here because I was looking for a piece of Etruria, but I found much more.
Rosazza is known for the aura of mystery that surrounds it, but when I visited it, it seemed to me the architecture of pain. A father's immense grief over the death of his only young 17-year-old daughter from smallpox. The search for a way to feel it still alive led him to the transformation of a mountain village that otherwise would have remained anonymous.
If you are intrigued by reading and decide to go and visit this place, I leave you with one last warning: cell phones don't work here, so don't be frightened, because it's not the spirits, but the mountains that shield the signal... or maybe not... to you to find out.


Commenti

  1. Veramente interessante. Approfondirò con ricerca personale. Grazie per lo spunto!

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  2. Gentile Katia,

    Desideriamo ringraziarla per aver dedicato del tempo e della cura nel creare un articolo sull'Arco del Castello di Rosazza. Apprezziamo molto il suo supporto nel promuovere le bellezze del nostro paese.

    Siamo felici di leggere che ha apprezzato la bellezza e l'importanza storica dell'Arco del Castello, che è uno dei monumenti più significativi del nostro territorio. Vogliamo cogliere l'occasione per invitare i suoi visitatori a scoprire tutte le altre meraviglie che Rosazza ha da offrire.

    Per rendere la visita al nostro paese ancora più piacevole e interessante, suggeriamo ai suoi lettori di utilizzare la "guida turistica Rosazza" disponibile sul Play Store google. Inoltre, è possibile utilizzare i QR Code per accedere a informazioni e curiosità sulle principali attrazioni del borgo, tra cui l'Arco del Castello.

    Ancora una volta, la ringraziamo per aver promosso il nostro paese attraverso il suo blog e ci auguriamo di accogliere presto i suoi lettori a Rosazza.

    Cordiali saluti,

    Pro Loco Rosazza

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