In una mattinata invernale, uggiosa e anche un pò nebbiosa, decido di visitare il Cimitero Monumentale di Torino.
Mi avevano parlato di una tomba che ha destato subito il mio interesse. Di essa non avevano saputo tuttavia indicarmi l'ubicazione esatta, se non che fosse inserita nell'area del cosiddetto Campo Primitivo.
Oltrepasso la soglia di questa città silenziosa con tutto il rispetto dovuto al luogo e ai suoi abitanti e mi avvio verso il Campo. Forse per il tempo o per l'orario, non trovo quasi nessuno a fare visita ai defunti e quei pochi che incontro paiono fantasmi loro stessi o, chissà...forse lo sono. L'aria è come sospesa e mi sembra di attraversare un "non luogo".
Il cimitero è enorme. Sono tantissime le tombe che attirano la mia curiosità, ognuna con il suo stile dettato dall'epoca o dal gusto del defunto. Quelle che appartengono a personaggi storici sono segnalate da un cartellino che in breve ne racconta la storia, ma sono tante quelle che riportano solo il nome o nemmeno più quello che mi impongono di soffermarmi ed immaginarne la storia.
Intanto il tempo trascorre senza che nemmeno me ne renda conto. Ad un certo punto nel mezzo della via principale, risalendo una leggera salita, mi f ermo a guardare tutte quelle sepolture e penso...non la troverò mai.
Allora mi concentro e cerco di seguire il mio istinto. Percorro il vialetto tenendo come riferimento le mura che delimitano il campo. Tra me e me penso...percorro qui, giro di là, vado giù di lì e se non la trovo esco anche perchè fa molto freddo...Mentre rifletto e cammino, cammino e rifletto...vedo da lontano sulla mia destra una tomba, cubica con una porticina di un bel colore verde rame, che a differenza di altre è ricoperta, anzi, invasa dall' edera rampicante. Appena la supero vedo una testolina fare capolino che sembra chiamarmi ...il battito del cuore accelera ed ho un po' paura, ma la meraviglia e la felicità subito dopo prendono il sopravvento: l'ho trovata!!!
Quasi avevo perso le speranze ed invece eccola che mi stava aspettando!
Di fronte a me la bellissima copia in bronzo del Sarcofago degli sposi. Era li a raffigurare una bella e affiatata coppia distesa su un elegante triclinio che mi sorrideva e mi invitava al loro banchetto.
Faccio tutto il giro della tomba. Si tratta di una costruzione che vuole credo ricordare le tombe a dado in mattoni di tufo della Necropoli della Banditaccia di Cerveteri. Nella parte di accesso e sul retro è stata posta la copia del sarcofago.
Non mi era chiaro di chi fosse la sepoltura. Poi a fatica, tra l'edera scopro la scritta in stile etrusco: LERICI.
Il Sarcofago originale degli sposi, in terracotta policroma del VI sec. a. C., era un’urna destinata ad accogliere i resti materiali dei defunti. Venne rinvenuto nel 1881 nella Necropoli della Banditaccia a Cerveteri ed è oggi conservato presso il Museo Etrusco di Villa Giulia di Roma.
Solo a metà degli anni cinquanta del secolo scorso, tuttavia, grazie al sodalizio tra Renato Bartoccini e l'ing. Maurilio Lerici, si procedette al restauro ricomponendone i circa quattrocento frammenti.
Maurilio Lerici ingegnere e industriale italiano (Verona 1890 - Roma 1981) si era laureato in ingegneria nel 1913 presso il Politecnico di Torino. Dedicò la sua vita ad attività industriali e, parallelamente, a discipline umanistiche, dando vita nel 1947 alla Fondazione che porta il suo nome, che opera nel campo delle indagini geo-archeologiche non invasive.
L'ingegner Lerici fu spinto non tanto dalla sfida nel recuperare l'opera, quanto dal grande fascino che il capolavoro esercitò su di lui emozionandolo. A proposito scrisse: "... Un giorno mentre ero in vista al Museo Nazionale di Villa
Giulia ed osservavo il famoso gruppo degli Sposi di Caere che mi sembrava
riflettere, nella serenità delle figure, l’immagine della mia stessa vita familiare,
tanto che avevo deciso di farne una riproduzione in bronzo da collocare nella nostra
Tomba di famiglia nel cimitero di Torino...L'applicazione dei principi che esprimono nel modo più
moderno e avveniristico basati su fenomeni vibratori - come nelle prospezioni geominerarie
alla ricerca delle testimonianze del passato, mi suscitò un fascino
difficilmente esprimibile da un tecnico, tanto si presentava ricca di elementi
suggestivi e soprattutto di una carica immensa di poesia...Si può
immaginare cosa potè significare per un tecnico anziano come ero io, un
pensiero che nella sua apparente contraddizione sembrava aprire un nuovo
orizzonte pieno di fascino e di poesia, e direi persino di sensazione capaci di
offrire l'illusione di continuare la vita verso un nuovo dialogo con un mondo
scomparso. ..Scienza
e Umanesimo: Unità nella diversità, mi hanno per così dire dato una nuova
carica di vita, ed è così che da 20 anni mi sembra di rivivere una nuova e
affascinante avventura sotto l'insegna etrusco-latina Celata invenio della
chimera etrusca di Arezzo, con la quale concludo questa rievocazione del mio
ultimo incontro col meraviglioso mondo delle vibrazioni, che ha dato origine
alla mia grande avventura nell'archeologia." G. Bagnasco Gianni, « Carlo Maurilio Lerici. «Vibrazioni» tra acciaio svedese e terra etrusca pag 90.
Mi avevano detto che avrei trovato una tomba in stile etrusco. Non sapevo a chi appartenesse, ma, come Etruska fra le Alpi, sentivo di dover venire fino qui.
Guidata dalla curiosità, proseguo la mia ricerca e trovo tasselli di un mosaico per un percorso veramente interessante, di crescita ed emozionale.
Un grazie di cuore a chi mi sta aiutando e guidando.
Link utili:
Four hundred
fragments for an emotional masterpiece
On a gloomy and
foggy winter morning, I decide to visit the Monumental Cemetery of Turin.They had told me
about a tomb that had immediately aroused my interest. However, they had not
been able to tell me its exact location, except that it was inserted in the
area of the so-called “Campo Primitivo”. I cross the
threshold of this silent city with all due respect to the place and its
inhabitants and set off towards the Campo. Perhaps, due to the weather or the hour,
I hardly find anyone visiting the deceased and those few I meet seem like
ghosts themselves or, who knows... maybe they were... The air is like suspended and I seem to be
crossing a "no place". The cemetery is
huge. Many tombs attract my curiosity, each with its own style dictated by the
era or by the taste of the deceased. Those that belong to historical figures
are indicated by a tag that briefly describes their story, but there are many
that only bear the name, or not even that one, that force me to stop and
imagine the stories. Meanwhile, time
passes without me even realizing it. At one point in the middle of the main
street, going up a slight slope, I stop to look at all those burials and I
think... I'll never find it. So I concentrate
and try to follow my instinct. I walk along the driveway keeping the walls that
delimit the Campo as a reference. I think to myself... I walk here, I go around
there, I go down there and if I don't find it, I go out because it's very cold... As I reflect and
walk, I walk and reflect... I see from afar on my right a cubic tomb with a
small door of a beautiful copper green colour, which unlike the others is
invaded by climbing ivy. As soon as I pass it, I see a little head peeping out
that seems to be calling me.. my heartbeat accelerates and I'm a little scared,
but immediately afterwards wonder and happiness take over: I've found it!!! I had almost lost
hope, but here it was… waiting for me! In front of me the
beautiful bronze copy of the “Sarcophagus of the spouses”. It was there, to depict that beautiful and
close-knit couple stretched out on an elegant “triclinium” who smiled at me and
invited me to their banquet. I go all the way
around the grave. It is a construction that recalls the cube tombs in tuff
bricks of the Necropolis of Banditaccia in Cerveteri. The copy of the
sarcophagus has been placed in the access part and on the back. It was not clear to
me whose burial it was. Then, with difficulty, among the ivy I discover the
writing in Etruscan style: LERICI. The original
sarcophagus of the spouses, in polychrome terracotta from the 6th century. a.
C., was an urn intended to receive the material remains of the deceased. It was
found in 1881 in the Necropolis of Banditaccia in Cerveteri and is now kept in
the Etruscan Museum of Villa Giulia in Rome. Only in the
mid-1950s, however, thanks to the partnership between Renato Bartoccini and
Eng. Maurilio Lerici, the restoration was proceeded by reassembling the
approximately four hundred fragments. Maurilio Lerici (Verona
1890- Rome 1981) graduated in engineering in 1913 from the Turin Polytechnic,
devoted his life to industrial activities and, in parallel, to a humanistic
discipline, giving life in 1947 to the Foundation that bears his name, which
operates in the field of non-invasive geo-archaeological investigations.
Engineer Lerici was
driven not so much by the challenge of recovering the work, as by the great
fascination that the masterpiece exerted on him, thrilling him. He wrote:
"... One day while I was in view of the National Museum of Villa Giulia
and I observed the famous group of the Spouses of Caere which seemed to me to
reflect, in the serenity of the figures, the image of my own family life, so
much so that I had decided to make a bronze reproduction of it to be placed in
our family tomb in the Turin cemetery. The application of the principles that
they express in the most modern and futuristic way based on vibratory phenomena
- such as in geo-mining prospecting in search of evidence of the past, I
aroused a fascination difficult to express by a technician, it was so full of
suggestive elements and above all of an immense charge of poetry ... One can
imagine what it could mean for an elderly technician like me, a thought that in
its apparent contradiction seemed to open a new horizon full of charm and
poetry, and I would even say of sensations capable of offering the illusion of
continuing life towards I know a new dialogue with a vanished world .. Science
and Humanism: Unity in diversity, have so to speak given me a new boost of
life, and this is how for 20 years it seems to me that I am reliving a new and
fascinating adventure under the sign Etruscan-Latin “Celata invenio” of the
Etruscan chimera of Arezzo, with which I conclude this recollection of my last
encounter with the wonderful world of vibrations, which gave rise to my great
adventure in archaeology." G. Bagnasco Gianni, "Carlo Maurilio
Lerici. «Vibrations» between Swedish steel and Etruscan soil page 90.
They told me I'd
find an Etruscan-style tomb. I didn't know who it belonged to, but, like
Etruska in the Alps, I felt I had to come all the way here. Guided by
curiosity, I continue my research and find pieces of a mosaic for a truly
interesting, growth and emotional journey. A heartfelt thanks
to whom is helping and guiding me.
Commenti
Posta un commento